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Isola di Lefkada (Grecia) - 2007

Due giri in giornata sull'isola che visito con Nicoletta. In pieno periodo estivo agostano si riesce a trovare luoghi di uno splendido isolamento anche sulle frequentatissime isole ionie. Lefkada poi ha anche la fortuna/sfortuna di essere collegata alla terraferma da un ponte mobile a nord dell'isola, proprio di fronte al paese omonimo.

Parto dalla spiaggia di Poros, a sud di Nidri e Vliho, per navigare intorno alla penisola e rientrare nel riparato golfo di Vliho. Sono nella parte sud-est dell'isola, completamente riparata dal vento. La vegetazione copre completamente l'isola fino a lambire le acque di un colore azzurro reso cristallino dal fondale di sassi bianchi. Alcune grotte si aprono su pareti rocciose, con spiagge interne in ambienti tanto freschi da rischiare un raffreddore a starci troppo tempo. A metà percorso, dopo una costa che regala micro spiagge e ruderi in pietra, in vicinanza della spiaggia di Desimi mi attira una strana formazione rocciosa di colore che vira dal rosa al bordeaux. Mi avvicino scoprendo centinaia di uova rocciose di un forte color carne incastonate in una pietra dal colore rosato, come fossero proiettili lavici rimasti imprigionati dopo una potente eruzione. Giro la punta di Ag.Kiriaki con la chiesetta in corrispondenza del faro, per addentrarmi nel frequentato golfo di Vliho. L'acqua si calma di colpo, non un'onda, non un filo di vento, la canoa comincia a prendere velocità (per quanto si possa far prendere velocità ad una canoa gonfiabile) ed a viaggiare senza sforzo apparente. Costeggio relitti in ferro e legno lasciati marcire nel basso fondale, vicino a decine di vele all'ancora; giardini con villette stile lago prealpino con piccolo molo in legno per il caicco di casa; cantieri navali con scafi in manutenzione e sirene di legno discinte e colorate fin nei minimi particolari fissate alle prue di velieri in legno ben tenuti. Alla fine, sudato fradicio per la mancanza di vento, attracco al molo della taverna dove mi stanno aspettando Nicoletta, comodamente seduta ad un tavolino sull'acqua, ed una bella birra fresca, comodamente appoggiata sul tavolino. La taverna perfetta per il canoista affamato ed assetato: attracco, salgo sul molo e mi siedo direttamente a tavola.

Un secondo giro mi porta sulla costa ovest, verso il mare aperto, sempre in una giornata favorevole, con mare piatto e leggera brezza. Parto dalla punta sud-ovest dell'isola, dalla spiaggia di Porto Katsiki, a cui tornerò dopo qualche ora di libero viaggiare. L'isola da questa parte è completamente differente, più selvaggia data la costa più scoscesa. La presenza umana si rivela solo in alcune spiagge organizzate con discesa a mare facilitata da strade sterrate o sentieri pedonali. Il resto è roccia e spiagge completamente deserte. L'acqua è sempre molto invitante, alcune spiagge solitarie si trovano sotto paurosi costoni alti decine di metri a picco sul mare. In alcune di queste mi attardo nella ricerca di materiali portati dal mare e raggruppati in mucchi alla rinfusa, bellissimi legni levigati e resi setosi al tatto dall'azione marina, parabordi di tutte le fogge e colori, oltre alle solite decine di ciabatte consunte e spaiate. La costa si fa man mano più morbida e meno scoscesa regalando spiagge infinite dove i turisti si fermano esclusivamente nei luoghi organizzati in prossimità delle discese a mare. Per il resto è l'isolamento completo, roba da starsene tutto il giorno in costume adamitico con la foglia di fico adeguatamente stesa sulla coperta della canoa ad asciugare.

       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       
       

 

 

 

 


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