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1998-2014
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11 - conclusione
Esempi di stile neoclassico fronte porto ad Evdilos

Al mattino aiuto Jim, per quanto possibile, a ripulire la macchina, e ci salutiamo ripromettendoci di incontrarci ancora casualmente per altre pagaiate.

Parto per cominciare il viaggio di ritorno programmando una sosta a Buzet per acquistare un po' di vino e mi dirigo a sud per visitare la cittadella fortificata di Blaye, sull'altra riva della Gironde.
La grande cittadella, costruita da Vauban alla fine del 1600, è la meglio conservata di un sistema di tre fortificazioni che controllavano l'accesso alla Gironde. Una si trova sull'altra sponda ed una piccola (chiamata Paté, di forma tonda come uno sformatino di paté) su un'isoletta fra le due sponde.

La fortificazione ha mura molto ben conservate, con enormi bastioni angolari. All'interno ha una piccola città ora utilizzata con ristoranti, brasserie, locali pubblici ed un campeggio! proprio nei giardini interni. Possibile che non si potesse trovare un altro posto per un campeggio che non in un edificio storico? Vedere tende e gente in braghette entrare ed uscire dalla cittadella non è molto bello.

Il percorso di ronda, quasi tutto percorribile, costituisce un buon punto di vista della Gironde e della città di Blaye con parecchi edifici in pietra.
La città è sviluppata più all'interno che sul porto canale, con una serie di piccoli ristoranti nelle vie pedonali e, cosa strana, non si vede un campanile. Tutte le cittadine francesi attraversate finora, anche le più piccole, avevano il loro bel campanile in pietra, mentre qui dalle mura si vede solo la torretta del municipio.

Scopro l'arcano andando a visitare la chiesa, effettivamente senza campanile e neanche molto interessante, e leggendo su un depliant informativo che Vauban, quando ha costruito la cittadella, non voleva impedimenti alla visuale per i colpi di cannone anche verso le campagne, così il campanile è rimasto tronco e mai più ricostruito.

Torno con il traghetto a prendere la macchina per fare una puntata al Bassin d'Arcachon fermandomi prima a dare un'occhiata al lago piccolo di Lacanau.
Effettivamente mi rendo conto di come i nostri laghi siano molto più interessanti, forse meno mantenuti nello stato vergine, più costruiti ma comunque più piacevoli da girare in acqua per le diverse vedute che offrono.

Questi laghi hanno rive molto piatte, alte solo verso l'Oceano con fitte foreste di pini e paludi o prati erbosi dall'altra parte, senza emergenze interessanti o paesi che non siano insediamenti turistici.
In compenso ci sono alcune strade che attraversano le immense pinete che sono splendide, scorrevoli e circondate da foreste di conifere.

Un capitolo a parte meritano le piste ciclabili; ce ne sono un'infinità e collegano tutte le zone all'interno di questa grande foresta di pinete. Organizzate molto bene, con doppie corsie, svincoli e soprattutto ben segnalate agli incroci con le strade carrabili.
Sono rimasto ad aspettare il tramonto sull'Oceano che, per la mancanza di nuvole in cielo, non si è colorato come mi aspettavo.

Comunque attendendo il tramonto ad Hourtin Plage mi sono reso conto di alcune cose che forse, per alcuni, costituiscono l'attrattiva dell'Oceano: la consapevolezza che oltre a questa massa d'acqua, nell'immediato, non ci sia più nulla se non acqua. Mentre sul Mediterraneo, quando non si vedono isole all'orizzonte si sa sempre che al di là c'è ancora qualcuno raggiungibile in pochi giorni di viaggio.
Forse una sicurezza, forse una debolezza di chi ha bisogno di sentirsi in un ambiente chiuso, come può essere chiuso l'ambiente Mediterraneo.

La spiaggia di Marseillan Plage
L'Oceano con bassa marea

D'altronde le grandi civiltà si sono sviluppate intorno a questo mare, ambiente anche più riparato da grandi stravolgimenti metereologici, dalle maree che molta importanza hanno nella preparazione alla navigazione e nella previsione degli scali.
Il Mediterraneo, con le sue tempeste, i suoi venti regionali dominanti, sembrerebbe essere un mare domestico, più facile, più immediato rispetto all'immenso Oceano. Ma sono solo ragionamenti di fine vacanza di un uomo di terra, interessato alla vita di mare ed invidioso di chi può fare questa vita, più per scelta che per necessità.

Sono rimasto impressionato comunque, vedendo il tramonto, da questa immensità di orizzonte occupato dall'Oceano a destra e sinistra, da questa spiaggia enorme, profonda che mi fa venire in mente le nostre adriatiche se non fosse per le grandi onde solo da surfare o da giocarci a riva quando si infrangono, e le impressionanti muraglie di sabbia che si pongono a baluardo fra l'Oceano e la terraferma.

Sono spiagge non alla dimensione umana; l'impressione è la stessa di quando si passa sotto i portici di vecchi paesi medievali, portici bassi e raccolti dove ci si sente protetti dalle intemperie come nell'intenzione dei costruttori, oppure sotto i moderni portici alti due piani come nel centro delle grandi città, fuori scala, dove, personalmente, non fa piacere passare per la freddezza che esprimono.
Così vedendo la spiaggia oceanica dall'alto delle muraglie sabbiose da cui si accede, si nota la presenza di centinaia di persone come formiche distribuite sulla spiaggia ed in acqua, completamente fuori scala rispetto alle baiette mediterranee delimitate da due punte, magari con isole sullo sfondo, ben definite.

C'è qualcosa di sfuggevole nell'Oceano, non si riesce a definirlo entro una baia, entro due punte, almeno qui nel Medoc, eppure c'è comunque qualcosa di maestoso, qualcosa da rispettare.
Ho l'impressione che l'Oceano, con le sue intemperanze, con la sua potenza e violenza abbia tenuto sempre a distanza l'uomo, l'abbia costretto a nascondere i porti, a proteggerli.

Qui, tutte le località sull'Oceano si chiamano con il nome del paese situato all'interno più la parola "plage", come se l'edificazione fosse avvenuta posteriormente alla fondazione del paese d'origine.
In effetti questi posti di mare, tranne alcune vecchie costruzioni ancora in legno, sono tutti costituiti da edifici nuovi, dozzinali e facenti parte di quello che chiamo divertimentificio estivo.
Sono località che vivono solo nel periodo di massimo afflusso estivo di turisti, per il resto dell'anno li immagino vuoti, privi di attrattive in quanto l'unico elemento che attira il turista è la possibilità di frequentare l'Oceano nei mesi estivi. Per cui "sfrutta tutto fin che puoi" sembra il motto di tutte le attività che attirano turisti, i vari Jamaica bar, i ristoranti che offrono mules in tutte le preparazioni.
Sembra proprio di essere nei consumifici e divertimentifici delle nostre più frequentate coste. Luoghi dove spremere il turista che comunque trova ciò che cerca.

Mi sento sicuramente fuori luogo, fuori età, e rimpiango i calmi porti del Mediterraneo, quelli che ancora per poco vivono di pesca e del turismo fanno l'arrotondamento annuale per vivere un po' meglio. Senza discoteche, scritte al neon e vaccate varie, ma sembra che questo sia contro il progresso, contro il miglioramento dello stile di vita, contro tutto ciò che la massa vuole ed è disposta a pagare per avere: un posto uguale all'altro in ogni posto in cui vada. Gli stessi divertimenti, stesso cibo, stesse aspettative.

Dopo aver passato l'ultima notte sull'Oceano in un campeggio lungo il lago, il mattino mi dirigo verso il bacino di Arcachon dove si trova il posto in cui voglio concludere questo viaggio godendomi una vista dell'Oceano dall'alto: la Dune du Pilat, cento metri sul livello del mare (se con alta o bassa marea non saprei).

La spiaggia di Marseillan Plage
Il Bacino d'Arcachon con la duna du Pilat sullo sfondo, visti dal faro di Cap Ferret

Non essendo interessato ad un pranzo a base di mitili, che siano cozze od ostriche, e sentendo nelle narici la puzza del bacino durante la bassa marea, con una congiunzione sfavorevole di forte riscaldamento solare, mi dirigo senza esitazioni verso la duna.
Riesco a trovare un posto al parcheggio a pagamento, neanche fossimo a Disneyland, e mi faccio strada fra famiglie delle etnie più disparate, ma soprattutto tante persone soprappeso che immagino verranno recuperate dall'insabbiamento nella duna con un intervento aereo.

Giunto in prossimità della duna mi trovo di fronte un'erta collina di sabbia punteggiata di turisti che salgono e scendono. L'ottima organizzazione turistica francese ha approntato una via per salire, attraverso una scalinata di cui non si vede la fine, ed una via più interessante per discendere, la scivolata dalla duna con un percorso inclinato quasi a 45 gradi.
Intraprendo la salita per i gradini con alzate degne di uno stadio greco e raggiungo la vetta della duna colpito dal vento che prima veniva bloccato dalla stessa e dalla vista incredibile che si apre sul resto della lunghezza della duna e dei banchi d'Arguin all'ingresso del bacino di Arcachon. La giornata ventosa e non proprio tersa non rende onore alle acque caraibiche, azzurre e turchesi, intorno a questi banchi di sabbia.

La spiaggia di Marseillan Plage
La duna du Pilat con i banchi d'Arguin sullo sfondo

Bene, mi siedo sulla duna con l'Oceano negli occhi e ripenso per un attimo al viaggio compiuto quest'anno e l'anno passato per giungere dal mare Mediterraneo fino a qui.
Forse un'idea stupida quella di navigare un canale per centinaia di chilometri, per più giorni, in acque non proprio invitanti, con un caldo insopportabile, con un'imbarcazione a propulsione umana e con la fatica dei numerosi trasbordi alle chiuse per finire poi seduti qui a guardare la meta del viaggio, l'Oceano, in cui non ho neanche messo pagaia.

La spiaggia di Marseillan Plage
Termine del viaggio sulla duna du Pilat

Non era questo a cui miravo, non l'interesse di navigare nell'Oceano, ma l'idea iniziale, quella che mi ha spinto ad intraprendere il viaggio, la traversata in kayak dal bacino del Mediterraneo all'Oceano attraversando il continente europeo, su una via d'acqua artificiale creata dall'uomo più di trecento anni fa, solo un viaggio.

L'ho sognato, l'ho preparato, l'ho fatto e…non vedo l'ora di cominciarne un altro.

 

 

 

CANAL LATERAL A LA GARONNE
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Conclusione


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