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2 - da Marseillan Plage a Portiragnes
Esempi di stile neoclassico fronte porto ad Evdilos

3 Agosto - 27 km. - 4 chiuse.

Ci si sveglia al mattino presto. Alle 7,30 il sole comincia a scaldarci dentro i sacchi a pelo e ci costringe ad uscire scoprendo che l'umidità della notte li ha impregnati talmente da costringerci a stenderli su una staccionata.

Risveglio sulla spiaggia
Risveglio sulla spiaggia

A questo punto, un bel bagno in mare è d'obbligo. Un pò per riuscire a fare un goccio d'acqua lontani da sguardi indiscreti, ma soprattutto per toglierci di dosso la stanchezza del viaggio.
La spiaggia e’ molto bella, profonda, di sabbia fine (questo non va molto bene per i sacchi a pelo ma siamo riusciti a vuotarli da ogni granello) e con un mare tipo Cesenatico, con fondale molto basso per parecchi metri e simpatiche ondine gelate che non ti invitano molto al bagno di prima mattina.

La spiaggia di Marseillan Plage
La spiaggia di Marseillan Plage

Riposta l’attrezzatura per la notte in macchina ci avviamo all’interno del paese per fare colazione.
Il posto non e’ altro che un vacanzificio pieno di locali modello saloon di memoria western non attrezzati per la colazione, a meno che non si voglia iniziare con margherita e panache’, mentre gruppetti di ragazzini storditi sono gia’ in giro, o meglio, ancora in giro.
Finalmente troviamo un posticino che ci permette di fare colazione con brioches.

Tornati alla macchina, pronti ad imbarcarci nell’impresa, decidiamo, o meglio, siamo costretti a dirigerci verso le attrezzature portuali per un tour alla ricerca di latrine pubbliche, non certo tenute bene come nelle piazzole dell’autostrada.
Giunti di nuovo in macchina cominciamo ad assemblare il kayak cercando di distribuire bene il carico alla ricerca di un buon assetto di marcia, piu’ che altro per evitare di stare seduti in kayak parecchie ore con i bagagli che premono sulle reni o con le gambe piegate in quattro per il poco spazio rimasto sotto coperta.

Il montaggio del kayak
Il montaggio del kayak

Avvitiamo a prua la bandierina italiana che diventera’ croce e delizia del nostro viaggio. Delizia quando sentiamo le gentili eclusieres trasmettere via radio ordini alle successive chiuse di tenersi pronti che stanno per giungere “les italiens”. Croce quando scopriamo che per “les italiens” alcuni scortesi eclusiers intendevano “i soliti italiani” non avvezzi a soggiacere alle ferree normative di navigazione fluviale francese (in effetti scopriremo che avremmo dovuto richiedere un permesso per poter accedere alle chiuse).

Caricato il kayak su un comodo spiazzo vicino alla macchina ci accorgiamo di dover fare un centocinquanta metri prima di poter cucciare la prua in acqua, impossibilitati ad usare il nuovissimo carrello a causa del peso del kayak che fa sprofondare le ruote nella sabbia.
Scarichiamo il kayak, portiamo tutti i bagagli sul bagnasciuga, trasportiamo il kayak vicino ai bagagli, ricarichiamo cercando di farci una mappa mentale della distribuzione dei carichi sull’imbarcazione e…siamo gia’ grondanti di sudore dovuto ad uno splendido sole che intanto e’ giunto quasi a picco.

Stivaggio dei bagagli nel kayak
Stivaggio dei bagagli nel kayak

Finalmente in acqua! Siamo nel Mediterraneo pronti a dirigerci verso l’imboccatura del canale.
Costeggiamo il molo ed entriamo nel porto di Marseillan Plage (>>foto) per dirigerci nell’Etang de Thau fino a giungere di fronte al faro de Les Onglous, imbocco del Canal du Midi.

Pointe des Onglous
Pointe des Onglous

Meno male che non ho fatto menzione a Massimo che la Stagno di Thau e’ famoso per le ostriche, altrimenti avremmo subito dovuto fare una lunga tappa culinaria fuori programma.
La prima cosa che osserviamo del canale e’ il colore dell’acqua che passa dal trasparente dell’Etang fino al colore "laguna di Venezia scuro".

Classica immagine del canale
Classica immagine del canale

Numerose sono le imbarcazioni ormeggiate ai lati del canale, gommoni, motoscafi e molte barche a vela con i loro alberi pieghevoli per poter passare sotto gli innumerevoli ponti sul canale.

Le prime chiuse che affrontiamo ci permettono di mettere a punto la tecnica di sbarco e reimbarco di un kayak da circa 50/55 kg. su ripe scoscese in terra franosa, con radici sporgenti, o moli in cemento talmente alti e da cui non sbuca neanche la testa.

Primo trasbordo di una chiusa
Primo trasbordo di una chiusa

Molto bella e’ stata la complicita’ di alcuni battellini di turisti che si sono prodigati, inutilmente, per farci entrare nelle chiuse.
Comunque direi che sia stato un bene iniziare in questo modo, perche’ ci ha dato la possibilita’ di godere maggiormente la comodita’ di qualche chiusa “aperta”.

La felicità di trovare una chiusa 'aperta'
La felicità di trovare una chiusa "aperta"

Il primo tratto di canale e’ completamente soleggiato, tanto da farci immaginare un tour del Midi con sole a picco e pori della pelle talmente dilatati da zampillare sudore come fontane. Fortunatamente ci ricordavamo di alcune fotografie trovate durante la preparazione del giro, che immortalavano il canale sempre ben ombreggiato da alberature enormi piantumate sugli argini…e cosi’ sara’ per il resto del viaggio.

L'ecluse Ronde d'Agde
L'ecluse Ronde d'Agde

Giungiamo alla famosa chiusa rotonda d’Agde, una sorta di incrocio fra il canale ed il fiume Herault, verso l’ora di pranzo e il solito eclusier malvagio ci costringe allo sbarco.

Trasbordo all'ecluse Ronde d'Agde
Trasbordo alla ecluse Ronde d'Agde

Rimettiamo il kayak in acqua appena dopo e decidiamo di pranzare in paese lasciandolo ormeggiato in compagnia di alcuni battelli di turisti gia’ spaparanzati in coperta, all’ombra, a digerire.

Due parole sulla tenuta da navigazione: in genere siamo in costume da bagno od al massimo con pantaloncini corti, senza maglietta per il gran caldo. Per cui, ogni volta che sbarchiamo per fare un giro turistico siamo in cerca di una fontanella, un rubinetto per poterci sciacquare un minimo, tanto da non portarci dietro l’olezzo di acqua stagnante che continuero’ a sentire anche nel sonno.

Agde e’ un bel centro con un porto canale e fluviale, la bellissima cattedrale fortificata in pietra di Saint-Etienne del XII sec. ( >>foto) e curiosita’ architettoniche come una splendida piazzetta circondata da vecchie case dove hanno risolto il problema dei fronti ciechi con meravigliosi trompe l’oeil che ricostruiscono complicate prospettive di fronti finestrate.

Trompe l'oeil ad Agde
Trompe l'oeil ad Agde

Dopo un pranzo a menu’ fisso, come usa qui, in una ombreggiatissima piazzetta francese, ci dirigiamo verso il lungofiume (>>foto) per assistere ad una manifestazione storica dove due scialuppe in legno spinte da 8/10 rematori, dotate di un ponte su cui si trova una sorta di cavaliere medievale dotato di lancia e scudo, si affrontano con l’intento di buttare in acqua l’avversario.

Sfida a bordo di scialuppe sull'Herault ad Agde
Sfida a bordo di scialuppe sull'Herault ad Agde

Ripartiamo attraversando le barrage du Libron, un impressionante sequenza di archi in pietra, alla confluenza con il fiume omonimo, progettato per permettere il passaggio di quest’ultimo data l’impossibilita’ di realizzare un acquedotto.

Passaggio sotto l'Ouvrage du Libron
Passaggio sotto l'Ouvrage du Libron

Appena dopo si trova Port Cassafieres, la sede della Crown Lines, societa’ che affitta house boats per giri turistici sul canale.
Ci fermiamo per il primo campo alla chiusa di Portiragnes, dove tiriamo in secco il kayak e disponiamo le tende su un terrapieno a lato del canale, in compagnia di alcuni battelli gia’ ormeggiati che attendono la riapertura mattutina della chiusa.

Campo dopo la chiusa di Portiragnes
Campo dopo la chiusa di Portiragnes


Le chiuse hanno un orario di funzionamento che va dalle 8,00 alle 19,30 con intervallo pranzo dalle 12,30 alle 13,30, per cui spesso ci si ritrova a fare il campo in compagnia di altri battelli che non possono proseguire.

A Portiragnes siamo attratti da un cartello pubblicitario, stile taverna greca, dove si offrono a prezzi modici moussaka e sardine, appena a sinistra del ponte della chiusa.
Dato il grande appetito e la vicinanza ci dirigiamo verso questa taverna scoprendo proprio un angolo di mediterraneo sotto forma di tavernetta scassata con grigliata, abilmente manovrata da un giovane cuoco con ventilatore alla mano per irrobustire la fiamma, ed affabile madame francese che ci porta subito due birrette che non ci siamo neanche accorti di aver scolato.
Buone la mussaka e le sardine alla brace annaffiate da altre birrette che, insieme a vecchie canzoni francesi, ci hanno spedito in una atmosfera rilassata stile vecchi film francesi un po’ lenti.


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